venerdì 27 gennaio 2012

La cappa d'oro



Non so se gli aracnofobici gradiranno l’argomento, ma è troppo rilevante per non parlarne.

Vi itroduco alla famiglia dei ‘Nephila komaci’ chiamati più comunemente Golden Orb, i ragni in questione hanno dato vita ad una meravigliosa cappa di un color giallo-oro naturale, la più grande al mondo mai realizzata.



Recentemente presentata a Londra al Victoria & Albert Museum dove rimarrà fino al 5 Giugno 2012, di seguito il link del museo: http://www.vam.ac.uk/

Il progetto e la realizzazione dell’abito è partito da Simon Peers artista tessile e Nicholas Godley imprenditore.
Il loro link qui: http://www.godleypeers.com

Per realizzare il ‘mantello d’oro’ ci sono voluti ben otto anni, con la seta di oltre un milione di Golden Orb femmina, raccolti negli altopiani del Madagascar.
Ogni mattina i ragni venivano rimossi dalle loro ragnatele ed i filamenti prodotti venivano raccolti a mano, un operazione di 20 minuti che finiva con il restituire i Golden Orb al loro habitat naturale.



Circa 1,5 Kg la seta utilizzata per la cappa, tessuta a mano per mezzo di telai dagli stessi Simon e Nicholas.


La cappa è stata interamente ricamata a mano con immagini di ragni, piante e fiori, 6.000 le ore di lavoro impiegate per questo paziente intervento.


particolare della cappa ricamata a mano

“L’idea di usare della seta di ragno per creare capi di abbigliamento, risale a 300 anni fa” ha detto Godley in un intervista con la CNN “l’ultimo tentativo di successo è stato a cavallo del secolo, quando Jacob Paul Camboue, un sacerdote gesuita francese con sede in Madagascar, ha sperimentato la cosiddetta ‘mungitura’ dei ragni per estrarre la loro seta”


“Dal punto di vista ‘Moda’ è impraticabile” aggiunge Godley “è una fibra naturale, si restringe pertanto il suo lavaggio non sarebbe possibile nemmeno a secco ed ovviamente è estremamente costosa da produrre 

La produzione su scala industriale per l’impiego nel settore tessile, probabilmente non avrebbe successo. 

Non ci rimane che 'sognarla' o al massimo ammirarla al Victoria & Albert Museum per quelli che prossimamente hanno in programma di fare 'un salto' a Londra.































Link di riferimento:



Katia Ailis

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